Nell’annuale Assemblea Generale dei costruttori italiani di macchine tessili sono stati presentati i dati del settore relativi al 2022 che evidenziano un’ulteriore crescita, dopo quella osservata l’anno precedente. Alessandro Zucchi, presidente di ACIMIT: “Ora dobbiamo cogliere la sfida lanciata dall’Unione Europea sul Green Deal. Per avere un’industria tessile più sostenibile il ruolo del meccanotessile italiano potrà essere fondamentale”.
L’innovazione al centro delle sfide che attendono il meccanotessile italiano nel prossimo futuro. Lo ha detto all’Assemblea di ACIMIT, l’Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinari per l’Industria Tessile, tenutasi nel tardo pomeriggio di martedì 4 luglio negli spazi di Gadames 57 a Milano, il presidente Alessandro Zucchi, presentando i dati dell’industria meccanotessile italiana. Nel 2022 la produzione è apparsa in aumento del 13%, per un valore di 2,7 miliardi di euro e le esportazioni sono cresciute del 15% (2,3 miliardi euro).
Il 2022 ha rappresentato un ulteriore anno di crescita dopo quanto registrato nel 2021. Tuttavia, nella seconda parte dell’anno le incertezze che caratterizzano l’attuale scenario macroeconomico hanno influenzato anche il settore meccanotessile italiano, che ha dato segnali di rallentamento. A giocare un ruolo fondamentale per un 2023 ancora in crescita si spera possano essere i risultati dell’edizione italiana di ITMA, la principale rassegna mondiale del settore, svoltasi lo scorso giugno a Milano. È stato sicuramente un successo sia per le tante innovazioni tecnologiche presentate che per l’affluenza di visitatori. Ora occorre attendere per quantificare l’effetto sugli ordini.
I costruttori italiani hanno recitato un ruolo preponderante nei nuovi trend tecnologici visti in ITMA “L’innovazione risulta essere l’elemento discriminante tra chi guarda al futuro con ottimismo e chi invece sarà costretto a inseguire, spiega Zucchi. E nel futuro ancora di più sarà l’innovazione a fare la differenza nel nostro settore, soprattutto alla luce delle strategie operate dall’Unione Europea in materia di Green Deal. Il terreno su cui l’industria tessile europea gioca la propria competitività è quello della sostenibilità, ambientale, economica e sociale. Sotto la pressione di regolamenti e normative sempre più stringenti, sollecitata dai movimenti ambientalisti e dalle politiche precauzionali sulla sicurezza chimica di alcuni importanti brand, la filiera tessile si misura con tematiche nuove.
Continua Zucchi: “Con le strategie per ‘prodotti sostenibili e circolari’, lanciate della Commissione Europea per concretizzare gli obiettivi del Green Deal, le iniziative – oggi volontarie – saranno inserite in uno scenario legislativo e normativo definito. Un approccio che riguarda tutta la vita del prodotto, dalla progettazione alla gestione dei rifiuti. La sfida è complessa e le aziende tessili possono affrontarla se sostenute da macchinari e impianti innovativi”. Il dialogo avviato dai costruttori italiani di macchine tessili con l’intera filiera tessile ha generato la Green Label, la Digital Ready e, recentemente, l’Indice di Riciclabilità dei macchinari, e rappresenta la condizione indispensabile per un’industria della moda più eco-efficace e circolare.
La tavola rotonda, al centro della parte pubblica dell’Assemblea ACIMIT, ha affrontato questi temi di particolare attualità, che hanno caratterizzato anche la recente edizione di ITMA: come rendere concreti gli obiettivi di sostenibilità e circolarità indicati dalla Commissione EU e ormai nell’agenda della maggioranza delle imprese tessili e della moda.
Sollecitati dalla moderatrice dell’incontro, Aurora Magni, docente LIUC e presidente di Blumine Srl, hanno portato la propria esperienza e le proprie riflessioni rappresentanti di imprese leader nella transizione ecologica: Elisabetta Baronio, Senior Manager CSR and Sustainability, VF Corporation, Simon Giuliani, Global Marketing Director, Candiani S.p.A. e Filippo Servalli (I&R manager di Radici group e presidente del Programma Care di Federchimica). L’incontro è stato introdotto da un video messaggio di Mauro Scalia, Sustainable Businesses Director di Euratex, la confederazione europea del tessile e abbiglaimento, mentre le conclusioni sono state affidate a Alessandro Zucchi.
I partecipanti al dibattito hanno convenuto sull’importanza della fase attuale, segnata da un incremento di politiche regolatorie da parte della UE -dai green claims all’ecodesign, dalla gestione dei prodotti a fine vita all’energia fino alla lotta alle microplastiche- ma anche dalla crescente ricerca di soluzioni di misurazione e mitigazione dell’impatto ambientale del comparto moda. Sono, infatti, convinti che le pratiche di sostenibilità stiano modificando gli stessi modelli di business e la cultura d’impresa delle imprese definendo nuovi paramenti di competitività nell’intera catena del valore.
Durante la parte privata dell’Assemblea ACIMIT, si è provveduto a rinnovare gli organismi direttivi. Alla presidenza di ACIMIT Marco Salvadè succede ad Alessandro Zucchi.
ACIMIT (Associazione dei Costruttori Italiani di Macchinari per l’Industria Tessile) è nata nel 1945 con l’obiettivo prioritario di promuovere l’industria meccanotessile italiana supportandone l’attività in Italia e all’estero. Senza fini di lucro, attualmente riunisce circa 180 aziende produttrici di macchine tessili, suddivise nelle diverse categorie di riferimento: filatura, tessitura, maglieria, nobilitazione e altre macchine. ACIMIT rappresenta un settore industriale che comprende circa 300 aziende (che impiegano quasi 13.000 persone) e che produce macchinari per un valore complessivo di circa 2,7 miliardi di euro, di cui circa l’86% viene esportato. Creatività, tecnologia sostenibile, affidabilità e qualità sono le caratteristiche che hanno reso le macchine tessili italiane leader in tutto il mondo.
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